Nelle guide precedenti ci siamo occupati esclusivamente di valori quotati nei mercati americani
ma non necessariamente di titoli americani. Anzi, grande attenzione viene dedicata sia ai titoli internazionali che
sono quotati con il sistema ADR, sia ai mercati internazionali nei quali si può investire tramite Index ETF oppure
attraverso Closed end Funds.
La nostra dunque è una scelta di natura pragmatica, in quanto i mercati finanziari americani rappresentano il
mercato più liquido, più concorrenziale e più trasparente che esista al mondo. Volendo operare, meglio usare il
sistema operativo più efficiente. Il nostro intento è infatti quello di ragionare in termini globali, usando i mercati
americani come tramite, non di occuparci solo di titoli americani.
Chi usa valute diverse dal dollaro, ad esempio l’euro, e non è avvezzo a ragionare in termini globali, può ritenere
la scelta dei mercati americani più rischiosa a causa delle fluttuazioni valutarie. In realtà si tratta di un problema
solo apparente per chi si limita ad investire in titoli che, pur essendo quotati in America, appartengono alla
propria zona economica e valutaria.
La quotazione dei valori internazionali – rappresentati da azioni ADR, Index EF e Closed-end Funds – tiene di
fatto conto sia delle quotazioni nei vari mercati nazionali sia della quotazione delle singole valute.
Avete investito 2000 dollari, comperando al NYSE 200 ADR Allianz (Symbol AZ ) al prezzo unitario di 10$
Successivamente al vostro acquisto, nell’ipotesi che la quotazione in euro dell’Allianz alla Deutsche Börse resti invariata,
se il dollaro scende rispetto all’euro del 10%, l’Allianz al NYSE varrà 11$
se il dollaro invece si apprezza sull’euro del 10%, l’Allianz al NYSE varrà 9$
Ma il valore del vostro investimento in termini di euro non è cambiato.
Per chi ragiona in termini globali, invece, l’uso di un unica valuta è quanto di più pratico esista: immaginate la
difficoltà di dover gestire un portafoglio azionario in cui la quotazione dei singoli titoli è espressa in dollari, euro,
franchi svizzeri, pesos, real, rand, renmimbi, rubli, rupie, sterline, yen, etc. Questo, senza contare i grandi costi e
le molte difficoltà ad intervenire nei singoli mercati nazionali.
Un vantaggio aggiuntivo deriva poi dal fatto che, se quotate nei mercati americani, le società devono sottostare
a regole di correttezza e trasparenza che altrove non trovano riscontro. Tanto che, se un azienda di dimensioni
transnazionali non è quotata anche in america, può nascere il sospetto che rinunci per non sottostare a delle
regole che sono molto severe.
Per la diversificazione geoeconomica di un portafoglio azionario,
non esistono in realtà regole precise applicabili alle
caratteristiche dell’investitore.
A tal proposito, appare molto più significativa la diversificazione per
per categorie e per capitalizzazione.
Forniamo comunque una tabella indicativa, generalizzando al massimo il rischio paese:
esistono infatti società di paesi in via di sviluppo serie e solidissime,
ed altre sia americane che europee che nel passato lo sono state meno.