Lifo è una sigla composta dalle iniziali di quattro parole inglesi: last in, first out, che letteralmente significa .
La sigla è nota in tutte quelle discipline che studiano i flussi, ma il concetto può essere facilmente applicato anche alle
situazioni più comuni: un esempio di last in, first out può essere desunto dalle operazioni di carico e scarico degli automezzi sulle navi. Le prime a entrare sono anche le ultime a uscire e viceversa.
Lo stesso può accadere con le scorte di magazzino di un’impresa: si pensi per esempio a casse contenenti sfere di acciaio. Le prime verranno stivate in fondo al magazzino mentre le ultime saranno collocate più vicine all’uscita. Quando si tratterà di utilizzare le sfere nel processo produttivo, verranno utilizzate prima quelle contenute nelle ultime casse acquistate.
Una tale ipotesi di rotazione del magazzino, come si dice tecnicamente con linguaggio ragionieristico, serve ai contabili
come metodo per la valutazione delle rimanenze, quando esse siano formate da beni fungibili, ossia prodotti standardizzati.
Il principio contabile generale per la valutazione delle rimanenze, sancito dall’articolo 2426 n. 9 del Codice civile, stabilisce che, quando sia applicabile il criterio del costo, le scorte vengano contabilizzate in funzione dei costi di acquisto o
di produzione.
Non sempre tuttavia ciò è possibile, in specie quando si tratta di beni fungibili. In questi casi, il contabile può trovare
difficoltà ad attribuire alla singola sfera in magazzino il costo effettivo risultante da relativa fattura, poiché in questo
documento risulterà indicato presumibilmente soltanto il numero di casse acquistate e il prezzo di acquisto.
Come potrà allora risolvere la questione? Una soluzione consiste proprio nell’applicazione del metodo Lifo. In base a
esso, le rimanenze di beni fungibili sono valutate ai prezzi di acquisto più lontani nel tempo. Ciò significa che il valore
delle rimanenze non cambia da un anno all’altro, se le quantità in magazzino a inizio esercizio coincidono con quelle
esistenti alla fine dello stesso esercizio; se queste ultime sono inferiori, il valore verrà ridotto detraendo i costi sostenuti
in periodi precedenti, partendo dal più recente; se invece sono aumentate, il valore storico verrà incrementato in proporzione alla quota dei costi sostenuti nell’ultimo esercizio.
La principale distorsione prodotta dall’impiego del Lifo si ha in periodi di alta inflazione: in tali circostanze, le rimanenze risulteranno sottostimate in misura rilevante, consentendo all’impresa di accantonare riserve occulte. Per tali motivi,
quando il valore delle rimanenze calcolato con il metodo Lifo differisce in misura apprezzabile dai costi correnti alla
chiusura dell’esercizio, la legge richiede che la misura di tale sottostima debba essere indicata per categorie omogenee
di beni nella nota integrativa (al bilancio)